mercoledì 3 giugno 2009

L'Unione Sarda di oggi parla di noi

Macomer. Si ripete l'iniziativa del C.S. Fiamma
Giovani e anziani insieme per disputare la Corsa Verde
Mercoledì 03 giugno 2009


S i svolgerà il prossimo 21 giugno l'edizione 2009 della tradizionale Corsa verde proposta a sportivi ed appassionati dalla storica associazione C.S. Fiamma. L'iniziativa, giunta ormai alla sua 21esima edizione, suggella un impegno ininterrotto di una delle più importanti e longeve associazioni di Macomer che sembra in questo modo poter riuscire a vivere una nuova giovinezza.
«Parlare di atletica in questa città - sottolinea a nome dell'associazione Norma Castori - significa dover parlare del Centro Sportivo Fiamma che, a partire dagli anni '60, è stato un punto di riferimento costante per tutti quegli atleti che nel tempo hanno voluto calcare le piste. Atleti della Fiamma, in passato, hanno portato lustro alla città indossando varie volte la maglia azzurra. Oggi il C.S. Fiamma Macomer è una realtà sempre presente e coinvolge un gran numero di atleti di tutte le età. Basti pensare che i più giovani hanno sette anni mentre l'atleta più anziano, il maratoneta Ignazio Murtas, è della classe 1944. Lavoriamo con le scuole con una presenza costante nel coadiuvare gli insegnanti a svolgere l'attività sportiva con i ragazzi che in questi giorni stanno svolgendo i Giochi della Gioventù a livello nazionale. Uno dei nostri atleti, Samuele Mastinu, ci rappresenta nel salto in lungo». Oltre alla Corsa verde quest'anno il C. S. Fiamma proporrà una corsa nel centro storico organizzata in collaborazione con il comitato di San Pantaleo che si svolgerà proprio in occasione della festa del Santo Patrono.
L. C.

martedì 2 giugno 2009

Desert marathon 2002

Durante la gara anche un incontro imprevedibile con il ciclista cagliaritano Vittorio Serra
Di corsa sulla sabbia africana
Un atleta di Macomer alla 'Desert Marathon”

Giovedì 14 marzo 2002
Durante la gara anche un incontro imprevedibile con il ciclista cagliaritano Vittorio Serra
Di corsa sulla sabbia africana
Un atleta di Macomer alla “Desert Marathon” Macomer
Dal monte di Sant’Antonio al deserto dell’Akakus, nel sud della Libia. È la parabola (discendente) percorsa da un giovane macomerese, Pier Paolo Sannia, 26 anni, che per quattro giorni ha smesso i panni di studente universitario e imprenditore e vestito quelli della gazzella. C’era anche lui tra i cinquanta atleti (provenienti da tutte le latitudini) che si sono dati battaglia nella quarta edizione della “Desert Marathon” che ha avuto come incantevole scenario la sabbia rossa, le montagne e le gole della regione africana di Ghat. «Una gara ad orientamento, ad andatura libera e in autosufficienza alimentare», è la definizione per chi pratica sport estremi. «Un’esperienza unica e straordinaria. Da ripetere», chiosa Pierpaolo che ha vissuto quella competizione come un’occasione importante per ingaggiare una dura sfida con se stesso. Le insidie del percorso, il caldo, l’arsura, la difficoltà ad orientarsi in spazi ignoti e lontani dall’esperienza quotidiana, hanno rappresentato gli ostacoli affrontati dall’atleta macomerese.
«La gara (che si è svolta dal 24 al 27 febbraio, ndc.) era suddivisa in quattro tappe, per un totale di 170 chilometri», racconta il maratoneta. Un chilometraggio che le trappole tese dal paesaggio, spesso uguale e privo di punti di riferimento, hanno inevitabilmente incrementato. «La prima tappa prevedeva 42 chilometri. Mi sono perso e ho corso per 48». È proprio nel tentativo di ritrovare la bussola che la sorte ha voluto che le strade di Pierpaolo si incrociassero con quelle percorse in mountain bike dall’altro atleta sardo in gara, Vittorio Serra. «Mi seo perdidu», avrebbe urlato il ciclista cagliaritano, rompendo per un attimo la tensione della competizione. Poi di nuovo, a nord, a sud, alla ricerca disperata del percorso. «Anche il secondo giorno ho percorso tre chilometri in più rispetto al previsto». Ma è stato nella terza tappa che il giovane podista macomerese si è affrancato da ritardi e incidenti di percorso. «Sono scappato in testa, davanti a tutti». Una performance che ha consentito a Pier Paolo, alla sua prima esperienza, di tagliare il traguardo da ventinovesimo. «L’ultima tappa è stata molto impegnativa. Quando solo quindici chilometri mi separavano dal traguardo, sono rimasto senza una goccia d’acqua. Ma ho puntato dritto al finish, cercando di non farmi prendere dal panico ed evitare così che la muscolatura s’irrigidisse».
Ma cosa ha portato Pier Paolo, cresciuto atleticamente a Macomer, nella società Fiamma, a confrontarsi con una prova così difficile? «Pratico l’atletica leggera dall’età di nove anni. Ma negli ultimi tre non riuscivo più a conseguire risultati soddisfacenti. Baravo con me stesso e non mettevo a frutto le mie potenzialità. Per questo ho cercato nuovi stimoli negli sport estremi. Ho fatto 3500 chilometri di allenamento sul Monte di Sant’Antonio per prepararmi alla maratona del deserto». E dopo questa full immersion africana? «Non so. Devo ancora stabilire se il mio futuro agonistico è nell’atletica leggera o piuttosto più vicino agli sport estremi».

Manuela Arca